Più che il titolo è il sottotitolo di un libro come La logica del dono (Edizioni Messaggero Padova) a essere
particolarmente eleoquiente: Meditazioni sulla società che credeva
d'essere un mercato.
E ha ragione Roberto Mancini, filofoso - e filosofo "teoretico", pensate un po' - che sa strappare la filosofia dai cieli (troppo) alti delle speculazioni e delle astrazioni per riportarla nel cuore della vita di ognuno di noi. Ha ragione, perché parlare di dono significa parlare del nostro tempo, del tempo in una società dove tutto sembra si possa vendere e comprare, dove tutto ha un prezzo anche se si è perso la misura del valore.
Succede anche per il dono, che è troppo facile ridurre a regalo, a oggetto dato e ricevuto.
Il dono però può essere molto, molto altro: forma di relazione e persino visione del mondo. Il dono ci lascia intravedere una diversa economia, ci suggerisce un'altra politica (se non si confonde con i "presenti" a grandi elettori e ballerine), ha a che vedere, ci spiega Mancini, con il cambiamento di vita che la crisi di civiltà esige.
Leggendo questo libro potremo capire che "dare" è in effetti "darsi" e che il problema dei nostri tempi è anche "imparare a ricevere". E finiranno per non stupirci affermazioni certamente impegnative.
Per esempio sul presente:
Ovunque persista il tratto umano nella società e nella storia, lì resiste qualche esperienza dello spirito del dono
Oppure sul futuro:
Sono persuaso del fatto che la cultura del dono custodisca in sé le fonti spirituali, culturali e motivazionali per dare corso a qual cambiamento di civiltà che costituisce la sola risposta adeguata alla crisi che tuttora arresta il cammino dell'umanità
Peggio non staremo sicuramente.
E ha ragione Roberto Mancini, filofoso - e filosofo "teoretico", pensate un po' - che sa strappare la filosofia dai cieli (troppo) alti delle speculazioni e delle astrazioni per riportarla nel cuore della vita di ognuno di noi. Ha ragione, perché parlare di dono significa parlare del nostro tempo, del tempo in una società dove tutto sembra si possa vendere e comprare, dove tutto ha un prezzo anche se si è perso la misura del valore.
Succede anche per il dono, che è troppo facile ridurre a regalo, a oggetto dato e ricevuto.
Il dono però può essere molto, molto altro: forma di relazione e persino visione del mondo. Il dono ci lascia intravedere una diversa economia, ci suggerisce un'altra politica (se non si confonde con i "presenti" a grandi elettori e ballerine), ha a che vedere, ci spiega Mancini, con il cambiamento di vita che la crisi di civiltà esige.
Leggendo questo libro potremo capire che "dare" è in effetti "darsi" e che il problema dei nostri tempi è anche "imparare a ricevere". E finiranno per non stupirci affermazioni certamente impegnative.
Per esempio sul presente:
Ovunque persista il tratto umano nella società e nella storia, lì resiste qualche esperienza dello spirito del dono
Oppure sul futuro:
Sono persuaso del fatto che la cultura del dono custodisca in sé le fonti spirituali, culturali e motivazionali per dare corso a qual cambiamento di civiltà che costituisce la sola risposta adeguata alla crisi che tuttora arresta il cammino dell'umanità
Peggio non staremo sicuramente.
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