Questo adagio popolare ci viene incontro all'inizio dell'ultimo libro di Lorenza Stroppa, Cosa mi dice il mare (Bottega Errante), e dentro c'è già molto di ciò che troveremo nelle pagine successive: il mare, la Bretagna, i dolori della vita.
Molto altro lo troveremo in seguito: l'ossessione dei numeri per ansia di ordine, gli intrecci tra diverse generazioni, le amicizie tra adolescenti, meravigliosamente intense, meravigliosamente crudeli; e ancora, le attese, i sensi di colpa, le fughe dagli altri e ancora di più da se stessi.
E quante cose succedono, spalmate nel tempo e nello spazio. E' ciò che siamo, ciò che diventiamo. Le nostre vicende e sopra di esse, oltre di esse, il rumore del mare, la sua voce incessante.
E davvero, cosa ci dice il mare?
Molte cose, certo, se solo si abbia l'umiltà di ascoltarlo.
In questo libro ci sono molte persone in piedi sulla battigia o su un molo, molte che tendono l'orecchio o assecondano il movimento della risacca, molte che semplicemente attendono che il mare restituisca qualcosa.
E per il resto c'è la penna potente e dolce di Lorenza, c'è il suo amore per il mare, ovvio, e per quella Bretagna che è luogo dell'anima, coltivato con le storie di re Artù e dei suoi cavalieri. C'è la sua pagina, sempre, che è un tuffo nel mare delle parole, per riportare in superficie perle di vita.
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