mercoledì 12 febbraio 2020

Buenos Aires e lo scrittore fallito

Io tinsi il mio fallimento così come altri si tingono i capelli. Gli conferii la qualifica di elegante.

Chissà quanto ha messo di se stesso, Roberto Arlt, nelle pagine folgoranti di Scrittore fallito, racconto che dà il titolo alla raccolta pubblicata per Sur. Chissà quanto c'è dei suoi vent'anni e di un'Argentina al crocevia, della prospettiva di un successo imminente, della scrittura che non rende giustizia, delle sterili discussioni nei caffè animati da ambizioni e frustazioni, della letteratura che si fa critica, chiacchiera, diceria, malignità.

Certo lui grande fu davvero e questo racconto più gli altri che seguono ne sono buona testimonianza, assieme ai suoi romanzi, su tutti Il giocattolo rabbioso. Più grande di quanto, temo, sia oggi il suo ricordo almeno in Italia, più grande della sua parabola di vita, che fu troppo breve. 

Roberto Arlt, ovvero l'uomo ai margini, lo sguardo laterale, il carattere difficile, l'autodidatta, il ragazzo ribelle che abbandonò la famiglia, si ingegnò in diversi mestieri, visse le strade di Buenos Aires.

E Buenos Aires c'è tutta in queste pagine, città che non ho mai attraversato con i miei passi e che pure mi sembra così familiare, città che vive tra le pagine come poche altre al mondo. Grazie ad Arlt ancora una volta ho incontrato le sue voci, i suoi umori, le sue storie.

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