"E' per mettere alla prova il tuo coraggio e la tua fedeltà che Nostro Signore ti ha fatto dono del tradimento, Tyrone".
Ho guardato dritto davanti a me.
"Smettila, ti ho detto".
"Il tuo Paese aveva bisogno di essere tradito come tu avevi bisogno di tradirlo".
In Sorj Chalandon mi sono imbattuto per caso qualche anno fa, al Festival della Letteratura di Mantova, e solo perché l'incontro a cui in realtà volevo andare era tutto esaurito. Era stato un attimo innamorarmi del suo romanzo La quarta parete e di lì caldeggiarlo un po' a tutti.
E' stato per il timore di partire da aspettative troppo elevate, e quindi di misurarmi con la delusione, che ci ho messo molto prima di passare a quest'altro suo romanzo, Chiederò perdono ai sogni (Keller edizioni), che pure mi tentava già nel titolo.
Però ecco, alla fine ho rotto gli indugi. L'ho letto e ora sono alle prese con la risacca emotiva di una storia potente, coraggiosa, spiazzante. Una storia ambientata nell'Irlanda del Nord dei troubles, tra gli anni Settanta e Ottanta, ma che pure richiama situazioni e passioni universali, da tragedia greca.
E' guerra, in Irlanda del Nord, e come quasi sempre succede con le guerre, soprattutto con le guerre che si trascinano da troppo tempo, si finiscono per perdere le ragioni e confondere obiettivi e ruoli. Le traettorie di vita entrano in conflitto con le ragioni ideali o sedicenti tali, gli eroi vacillano e facilmente finiscono per vacillare su crinali pericolosi. Succede in genere con i più tosti: sono loro in genere a tradire e a volte il tradimento è persino un atto di amore per la causa.
Un libro che è un intrigo di sentimenti e valori in gioco. Come pochi altri, mette insieme rigore e debolezza umana, per richiamare le ragioni della pietà e del perdono.
Ho guardato dritto davanti a me.
"Smettila, ti ho detto".
"Il tuo Paese aveva bisogno di essere tradito come tu avevi bisogno di tradirlo".
In Sorj Chalandon mi sono imbattuto per caso qualche anno fa, al Festival della Letteratura di Mantova, e solo perché l'incontro a cui in realtà volevo andare era tutto esaurito. Era stato un attimo innamorarmi del suo romanzo La quarta parete e di lì caldeggiarlo un po' a tutti.
E' stato per il timore di partire da aspettative troppo elevate, e quindi di misurarmi con la delusione, che ci ho messo molto prima di passare a quest'altro suo romanzo, Chiederò perdono ai sogni (Keller edizioni), che pure mi tentava già nel titolo.
Però ecco, alla fine ho rotto gli indugi. L'ho letto e ora sono alle prese con la risacca emotiva di una storia potente, coraggiosa, spiazzante. Una storia ambientata nell'Irlanda del Nord dei troubles, tra gli anni Settanta e Ottanta, ma che pure richiama situazioni e passioni universali, da tragedia greca.
E' guerra, in Irlanda del Nord, e come quasi sempre succede con le guerre, soprattutto con le guerre che si trascinano da troppo tempo, si finiscono per perdere le ragioni e confondere obiettivi e ruoli. Le traettorie di vita entrano in conflitto con le ragioni ideali o sedicenti tali, gli eroi vacillano e facilmente finiscono per vacillare su crinali pericolosi. Succede in genere con i più tosti: sono loro in genere a tradire e a volte il tradimento è persino un atto di amore per la causa.
Un libro che è un intrigo di sentimenti e valori in gioco. Come pochi altri, mette insieme rigore e debolezza umana, per richiamare le ragioni della pietà e del perdono.
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