Alla fine del cammino mi sono chiesto se capita mai di ricordare le cose che vengono dimenticate.
Non so dare una risposta. So camminare e questo dovrebbe essere sufficiente.
Non è solo un bel libro, Nel vuoto di Nicolò Giraldi (Ediciclo). E' un libro importante, che ci restituisce il senso della memoria e del modo con cui essa si può alimentare. Che illumina storie che la Storia dimentica con disinvoltura. Che si occupa di confini e di migrazioni, di famiglie che si dividono, si smarriscono, rinascono, di nomi che si mettono in viaggio non meno delle persone.
E' un uomo in cammino Nicolò, un uomo che ha già macinato un'infinità di chilometri. Eppure niente in ciò che racconta richiama la smania del bruciare le tappe e di arrivare a destinazione. La vera impresa non si misura nello spazio, ma nel tempo. Ha a che vedere con la possibilità di raccogliere il passato, caricarselo sulle spalle, offrire quel poco di risarcimento che è il ricordo.
E così ecco questa vicenda, che è la vicenda di molti che è tanto se di sé hanno lasciato un'esile traccia.
E non a caso Il cammino dei dimenticati è il sottotitolo. Ovvero il cammino di quanti negli anni dai monti della Carnia si sono messi in movimento verso l'Istria, il sud, i venti dell'Adriatico. Viaggi per un'altra vita, confusione di lingue e destini, possibilità messe in gioco prima che le linee della geografia diventassero trincee e quindi muri.
Su tutto questo il tempo si è disteso come una coperta. E nemmeno Giraldi, scrittore triestino, in quanto tale presumibilmente più attento alle terribili eredità del secolo breve, di questa migrazione silenziosa sapeva poi molto.
Però ci si mette in cammino anche per questo. Perché i nostri passi diventino lampi di luce, folgorazioni della memoria, connessioni tra il passato e il presente: con tutte le lezioni per i nostri giorni.
Nel vuoto sta a pennello nella collana Libri per sognatori diurni diretta da Luigi Nacci. Ho l'impressione che sogno - sogno a occhi aperti - sia anche questo: ascoltare la terra sotto i piedi per riconoscere chi l'ha percorsa prima di noi.
Non so dare una risposta. So camminare e questo dovrebbe essere sufficiente.
Non è solo un bel libro, Nel vuoto di Nicolò Giraldi (Ediciclo). E' un libro importante, che ci restituisce il senso della memoria e del modo con cui essa si può alimentare. Che illumina storie che la Storia dimentica con disinvoltura. Che si occupa di confini e di migrazioni, di famiglie che si dividono, si smarriscono, rinascono, di nomi che si mettono in viaggio non meno delle persone.
E' un uomo in cammino Nicolò, un uomo che ha già macinato un'infinità di chilometri. Eppure niente in ciò che racconta richiama la smania del bruciare le tappe e di arrivare a destinazione. La vera impresa non si misura nello spazio, ma nel tempo. Ha a che vedere con la possibilità di raccogliere il passato, caricarselo sulle spalle, offrire quel poco di risarcimento che è il ricordo.
E così ecco questa vicenda, che è la vicenda di molti che è tanto se di sé hanno lasciato un'esile traccia.
E non a caso Il cammino dei dimenticati è il sottotitolo. Ovvero il cammino di quanti negli anni dai monti della Carnia si sono messi in movimento verso l'Istria, il sud, i venti dell'Adriatico. Viaggi per un'altra vita, confusione di lingue e destini, possibilità messe in gioco prima che le linee della geografia diventassero trincee e quindi muri.
Su tutto questo il tempo si è disteso come una coperta. E nemmeno Giraldi, scrittore triestino, in quanto tale presumibilmente più attento alle terribili eredità del secolo breve, di questa migrazione silenziosa sapeva poi molto.
Però ci si mette in cammino anche per questo. Perché i nostri passi diventino lampi di luce, folgorazioni della memoria, connessioni tra il passato e il presente: con tutte le lezioni per i nostri giorni.
Nel vuoto sta a pennello nella collana Libri per sognatori diurni diretta da Luigi Nacci. Ho l'impressione che sogno - sogno a occhi aperti - sia anche questo: ascoltare la terra sotto i piedi per riconoscere chi l'ha percorsa prima di noi.
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