sabato 21 luglio 2018

E se le mappe fossero il nostro specchio?

Molto si potrebbe dire di quanto è bello perdersi. Cosa più difficile da farsi, oggigiorno, ma è uno svantaggio sopportabile. Possiamo sempre spegnere i nostri cellulari, rassicurati dal pensiero che le mappe saranno ancora lì in caso di bisogno.

Sono molti i libri in cui mi sono tuffato per inseguire il mio amore per le carte geografiche e per spremere i pensieri che poi ho provato a fissare nel mio Il sogno delle mappe (Ediciclo, Piccola Filosofia di Viaggio). Nemmeno ho finito qui, altre letture certo non mancheranno. Già da ora, però, voglio consigliarvi questo libro: Sulle mappe. Il mondo come lo disegniamo (Ponte alle Grazie editore).

Il tiolo è già una spia che si accende. Non il mondo qual è, ma il mondo come lo disegniamo. Con tutta la scienza che la cartografia chiama in causa, ecco, ci sono praterie intere per lo sguardo soggettivo, per la scelta arbitraria, persino per il sogno. Questione di punti di vista: e verrebbe da dire che proprio per questo le mappe sono uno specchio che oltre a restituirci il mondo ci restituiscono qualcosa, molto, di ciò che noi siamo. 

Mi piace questo libro, che non è il libro dello specialista, semmai del grande divulgatore di scuola britannica, capace di dire molto con semplicità e divertimento, sostenuto da un'inguaribile curiosità.

E certo queste pagine sono anche un atto di amore in cui mi riconosco. Allo stesso modo dei libri che difendono la cara vecchia carta contro ogni pretesa definitiva degli e-book, magari con toni da fine della storia. 

Ma se invece le mappe avessero un futuro? - si interroga e ci interroga Garfield - E se ci fossimo resi conto dei limiti del GPS su uno schermo di piccole dimensioni e volessimo tornare a una visione più ampia?

Giuro, pensavo anche a questo, negli ultimi giorni trascorsi sulle spiagge di Cefalonia. Provando a indovinare i titoli dei libri che altri come me divoravano sulle sdraio. 

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