lunedì 31 luglio 2017

Il libro che è troppo di tutto e che funziona

Sì, tutto in questo libro è troppo. Troppe pagine, troppi personaggi, troppi dialoghi, troppe storie che si intrecciano, troppi sbalzi di umore. Forse anche troppa voglia di stupire e catturare il lettore. Troppa smania di proporre grande letteratura, che poi è una cosa naturale se sei un grandissimo scrittore, che per di più ritorna alla narrativa dopo dieci anni.

Troppo e in questo troppo ci si può perdere e allo stesso perdere il controllo delle proprie emozioni. Qualche tempo fa, a un gruppo di lettura a cui partecipo, questo libro mi ha dimostrato di poter attrarre su di sé grande amore e grande odio. Io stesso l'avevo abbandonato dopo le prime duecento pagine, solo che dopo aver sentito le opinioni del gruppo di lettura ci ho ripensato, l'ho ripreso in mano, ho cambiato marcia. Prima avevo faticato su ogni pagina, la seconda volta ho bruciato le pagine come per un giallo. Succede, a me succede addirittura spesso: a volte proprio per i libri più importanti, come l'Ulisse di Joyce.

E sono contento di averlo letto fino in fondo. Sono contento ora di provare a proporvelo. Non dico niente, né della trama, né dei protagonisti. Diciamo che è la storia di una famiglia molto particolare, che si dipana tra Washington e Israele in quattro settimane che forse è poco definire convulse.

Anche se la lettura non vi catturerà catturerete frasi memorabili, da sottolineare e segnare nel vostro taccuino. A piene mani. Anche se talvolta vi annoierete vi sorprenderete spesso a ridere come matti.

Lui è Jonathan Safran Foer. Il libro è Eccomi (Guanda). Può funzionare, in questi giorni di agosto. 

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