La copertina giusta è un come un bel cappotto, elegante e caldo, che avvolge le mie parole mentre camminano per il mondo, mentre vanno a un appuntamento con i miei lettori.
Cosa sarebbero i libri senza le loro copertine? E quante volte abbiano comprato un libro solo perché sedotti da una copertina, senza sapere niente di un autore o di cosa ci sia dentro le sue pagine?
Così importanti le copertine, possono decidere un destino di un libro, anzi, fanno di un libro ciò che un libro è. Non solo perché un libro è anche un magnifico oggetto da toccare, da accarezzare con lo sguardo, da accudire sugli scaffali di casa. Una copertina, in realtà, è anche un modo di raccontare un libro. E' la sua prima traduzione in un'altra lingua, senza alfabeto.
Così importanti le copertine, eppure non è che ci si rifletta tanto. A me almeno è capitato molto poco, fino a che, in questi giorni, non mi sono imbattuto in Il vestito dei libri di Jhumpa Lahiri, libretto uscito per Guanda e prima ancora lectio magistralis tenuta in occasione del Festival degli Scrittori di Firenze.
La scrittrice giusta, Jhumpa Lahiri, donna che attraversa diverse culture e diverse lingue, per raccontare di come le copertine attraversano la scrittura e ne sono attraversate.
Per un autore la copertina è come un saluto. Il libro è terminato, sta per salpare verso le librerie, comincia una vita propria. L'illustratore è tra i primi che lo ha letto, valutato, interpretato. E da questo passaggio dipenderanno molte cose.
Non sempre a dire il vero scrittore e illustratore sembrano parlare la stessa lingua. E come mai lo stesso libro in paesi diversi esce con copertine tanto diverse? Come mai negli Stati Uniti conta più l'individualità della singola opera - e quindi della singola copertina - mentre da noi pesano più le copertine di collana, che permettono di conoscere più un percorso e una famiglia di autori?
Pesano e funzionano di più, almeno per persone come me, che magari hanno dimenticato da un pezzo un nome e un titolo, ma non le copertine blu di Sellerio o le bianche di Einaudi...
Quante cose che ci dicono le copertine. A quante cose servono. A volte sbagliate, a volte così e così, a volte riuscite. Talvolta addirittura perfette, come un abito che ci sta a pennello....
Come se lo scrittore e l'illustratore fossero salpati insieme, per quel viaggio che è un libro.
Cosa sarebbero i libri senza le loro copertine? E quante volte abbiano comprato un libro solo perché sedotti da una copertina, senza sapere niente di un autore o di cosa ci sia dentro le sue pagine?
Così importanti le copertine, possono decidere un destino di un libro, anzi, fanno di un libro ciò che un libro è. Non solo perché un libro è anche un magnifico oggetto da toccare, da accarezzare con lo sguardo, da accudire sugli scaffali di casa. Una copertina, in realtà, è anche un modo di raccontare un libro. E' la sua prima traduzione in un'altra lingua, senza alfabeto.
Così importanti le copertine, eppure non è che ci si rifletta tanto. A me almeno è capitato molto poco, fino a che, in questi giorni, non mi sono imbattuto in Il vestito dei libri di Jhumpa Lahiri, libretto uscito per Guanda e prima ancora lectio magistralis tenuta in occasione del Festival degli Scrittori di Firenze.
La scrittrice giusta, Jhumpa Lahiri, donna che attraversa diverse culture e diverse lingue, per raccontare di come le copertine attraversano la scrittura e ne sono attraversate.
Per un autore la copertina è come un saluto. Il libro è terminato, sta per salpare verso le librerie, comincia una vita propria. L'illustratore è tra i primi che lo ha letto, valutato, interpretato. E da questo passaggio dipenderanno molte cose.
Non sempre a dire il vero scrittore e illustratore sembrano parlare la stessa lingua. E come mai lo stesso libro in paesi diversi esce con copertine tanto diverse? Come mai negli Stati Uniti conta più l'individualità della singola opera - e quindi della singola copertina - mentre da noi pesano più le copertine di collana, che permettono di conoscere più un percorso e una famiglia di autori?
Pesano e funzionano di più, almeno per persone come me, che magari hanno dimenticato da un pezzo un nome e un titolo, ma non le copertine blu di Sellerio o le bianche di Einaudi...
Quante cose che ci dicono le copertine. A quante cose servono. A volte sbagliate, a volte così e così, a volte riuscite. Talvolta addirittura perfette, come un abito che ci sta a pennello....
Come se lo scrittore e l'illustratore fossero salpati insieme, per quel viaggio che è un libro.
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