sabato 5 luglio 2014

Il matematico indiano che era come una stella lontana

Perché lo sorprendeva ancora sapere così poco di Ramanujan?

Era troppo vecchio per continuare a credere di aver toccato più di un frammento di quella vasta mente infernale. Nessuno di loro ci era riuscito, né Littlewood, né Eric, né Alice. Ramanujan era entrato nel loro mondo, e per qualche tempo le loro vite avevano ruotato intorno a lui, proprio come pianeti lontani ruotano intorno a una stella di cui riescono a discernere solo la più vaga penombra.

Eppure quella stella, nonostante la sua lontananza, governa le loro orbite e regola la loro gravità.

Ancora adesso, sogni su Ramanujan strappavano Hardy dal sonno ogni mattina. E quando andava a dormire una guizzante radiosità pervadeva i suoi sogni, come la luce riflessa da una mazza da cricket verniciata, o dalla spda brandita da un gurkha.

(David Leavitt, Il matematico indiano, Mondadori)

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