venerdì 18 ottobre 2013

I libri che Antonio Tabucchi cercava

Accadeva spesso che lo scrittore si alzasse all'improvviso per pescare un libro dagli scaffali, aprirlo e leggere a voce alta dieci versi.

A volte cercava, o mi chiedeva di cercare, un volume che non c'era, gli dicevo: non c'è, e lui: cerca bene; ma non c'era davvero, perché l'officina di Tabucchi era un'officina mobile, divisa fra Vecchiano, Parigi, Lisbona. I libri si muovevano insieme a lui, lo precedevano o seguivano negli spostamenti, e così poteva capitare che se ne perdessero le tracce.

Una mattina, sul tavolo della cucina a Vecchiano, ho trovato un post-it con la domanda "Dov'è Cèline?". Doveva ricordarsi di chiedere alla moglie, la Zè, in quale biblioteca fosse. 

Lì per lì, mi era sembrata una domanda più astratta, quasi un'invocazione. Simile a quella che anch'io, e con me molti suoi amici e i suoi lettori, mi ripeto spesso: "Dov'è Tabucchi?".

Domattina la segnerò su un post-it giallo, e aspetterò la risposta.

(Paolo di Paolo, da Nell'officina della malinconia, Il Sole 24 Ore)

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