venerdì 27 settembre 2013

Disincanto e malinconia nell'America di provincia

Quando i fatti sono contro di te, ricorri alla legge.
Quando la legge è contro di te, ricorri ai fatti.
Quando entrambi sono contro di te, attacca l'altra parte.

Ti imbatti in passaggi così in Niente è perduto di John Gregory Dunne. E bastano queste righe per dissolvere ogni dubbio, nel caso: questo libro non può che essere stato scritto in America e dell'America ha tutti i tratti che abbiamo saputo riconoscere e amare nella sua tradizione noir. Disincanto e malinconia, cinismo e attaccamento alla vita.

Un crimine efferato, ma anche un sottobosco di interessi inconfessabili e di maneggi politici. Aule giudiziarie, talk show, locali equivoci. Investigatori senza scupoli e giornalisti pronti avendere l'anima per un decimale in più di share. Spacciatori di droga e di sogna.

Non sarà un capolavoro, ma si legge di un fiato. E se la trama un po' zoppica, alla fine contano le tessere del mosaico: e il colpo d'occhio di insieme, che ci regala un'America di provincia, violenta e razzista, bacchettona e ipocrita, che forse con Obama abbiamo cominciato a dimenticare. 

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