lunedì 19 agosto 2013

Qualità per la nostra sciatta esistenza

Vorrei dunque dedicare queste mie conferenze ad alcuni valori o qualità o specificità della letteratura che mi stanno particolarmente a cuore.

Giugno 1984: Italo Calvino viene invitato dalla Harvard University a tenere un ciclo di sei conferenze per il successivo anno accademico. Completamente libera la scelta del tema.

Settembre 1985: colpito da un ictus Calvino muore. Sulla sua scrivania, in perfetto ordine, rimangono cinque delle sei conferenze, sistemate in una cartella, pronte per essere messe in valigia. Per la sesta non c'è stato tempo. L'avrebbe scritta ad Harvard, presumibilmente prendendo spunto dallo scrivano Bartebly di Herman Melville.

E a noi, con le Lezioni americane, rimane assai di più del testamento letterario di un grande del Novecento. Sono pagine che mi stanno accompagnando in queste settimane d'estate, giorno dopo dopo. Il tipico libro lasciato a vista, sul comodino o accanto al computer, da sbocconcellare morso a morso. Lo leggo e lo rileggo, un brano, una frase. A volte a caso.

Ogni conferenza, un tema essenziale: la leggerezza, la rapidità, l'esattezza, la visibilità, la molteplicità. Proposte per il prossimo millennio, recita il sottotitolo: il nostro millennio. Ma soprattutto qualità che, nel respiro del discorso di Calvino, non è possibile confinare alla letteratura. Che ci riguardano comunque, perché come si leggeva nella quarta di copertina della prima edizione:

Dovrebbero informare non soltanto l'attività degli scrittori ma ogni gesto della nostra troppo sciatta, svagata esistenza.


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