- Ho attraversata tutta la città.
- Poi ho salita un'erta,
- popolosa in principio, in là deserta,
- chiusa da un muricciolo:
- un cantuccio in cui solo
- siedo; e mi pare che dove esso termina
- termini la città.
- Trieste ha una scontrosa
- grazia. Se piace,
- è come un ragazzaccio aspro e vorace,
- con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
- per regalare un fiore;
- come un amore
- con gelosia.
- Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
- scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
- o alla collina cui, sulla sassosa
- cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
- Intorno
- circola ad ogni cosa
- un'aria strana, un'aria tormentosa,
- l'aria natia.
- La mia città che in ogni parte è viva,
- ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
- pensosa e schiva.
- (Umberto Saba, Trieste, dalla raccolta Trieste e una donna)
Una piccola isola di parole nel grande oceano della rete per condividere libri e mondi
sabato 4 maggio 2013
La Trieste di Saba, come la mia città
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