venerdì 15 febbraio 2013

Storia di Nadja, la donna che sposò Stalin

Nei rari momenti di quiete familiare, Nadja cercava di parlare a Josif, gli domandava se era davvero necessario che tutti quei compagni venissero espulsi, addirittura arrestati. Si sentiva ogni volta rispondere che non erano questioni che la riguardavano e veniva spedita in cucina ad occuparsi della cena....

Nadja era una che alla Rivoluzione credeva. Nadja per il partito avrebbe fatto tutto, senza cercare un posto in prima fila o sul palco. Nadja chiamava comunismo non solo un mondo nuovo, ma anche un uomo nuovo, solo che intorno a sè vedeva sparire il meglio e avanzare la schiera dei cortigiani e dei pavidi. Nadja amava suo marito, solo che questo non bastò a salvare se stessa. Il problema è che suo marito si chiamava Stalin.

Che grande libro, che è La scelta di Nadja. Io, la moglie di Stalin, ultimo libro di Angela Feo, pubblicato da Sossoscritto. Si legge con un solo balzo, ma poi rimane accucciato tra il cuore e la testa, in un caleidoscopio di emozioni e domande. Un libro che sa essere molte cose: un romanzo sotto forma di biografia, ma anche un saggio che sa conquistare come sa fare solo la grande narrativa. Con quel linguaggio asciutto, senza effetti speciali, che è proprio dei giornalisti che sanno raccontare le storie della Storia.

 E che gran personaggio che è Nadja, così complesso e affascinante che non si capisce perché l'industria culturale non ci abbia messo le mani sopra, magari per uno di quei film di cassetta per cui spesso mancano le buone idee.

Di lei scrisse la figlia Svetlana:

Oggi c'è chi fa di lei un monumento, chi la considera una malata di nervi e chi vittima di un assassinio. Ma lei non fu niente di tutto ciò. Fu semplicemente se stessa.

Per essere se stessa una sera Nadja si vestì meglio di altre volte, con un abito nero lungo e una rosa rossa tra i capelli. Tornò prima dal banchetto che doveva celebrare l'anniversario della Rivoluzione, tornò da sola. E in camera sua si uccise con un colpo di rivoltella.

Per quanto mi riguarda un libro che è stato un terremoto, allo stesso modo di un altro che, tanti anni fa, mi spiazzò e mi commosse in modo non troppo diverso: Una generazione che ha dissipato i suoi poeti di Roman Jacobson, su Majakovskij, Esenin e gli altri.

Un libro con il quale mi interrogherò a lungo sulla possibilità di un altro amore, di un'altra rivoluzione. Su un altro modo di vivere ed essere se stessi.


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