domenica 2 settembre 2012

Perché dover scegliere tra una salsiccia e una rosa?

Succede anche questo: che si ami uno scrittore senza che in realtà ci abbia mai convinto nemmeno uno dei suoi libri. Fenomeno curioso, se si vuole, eppure tutt'altro che raro. Qualche tempo è proprio di questo che Alessandro Baricco ha parlato su Repubblica, a proposito della sua relazione con Charles Dickens:

Io adoro come scrive, non c'è nessuno con quella luce nella scrittura, e quella salvezza. Ma non c'è un suo solo libro che potrei definire un capolavoro, e forse neanche uno che sia riuscito a leggere senza una certa fatica.

Succede, e sempre a proposito di Charles Dickens a Baricco viene da citare un saggio di George Orwell, sistematico tentativo di demolizione dell'autore di Oliver Twist e de Il circolo Pickwick che in realtà trasuda di ammirazione quasi imbarazzante.

Orwell le aveva provate di tutte, per convincere e convincersi, persino uno scomodo paragone con il monumentale Tolstoi:

I personaggi di Tolstoi - si era spinto a scrivere - sono in grado di valicare le frontiere, quelli di Dickens possono essere ritratti su un cartina si sigaretta.

Tranne poi tagliare lo stesso ramo dove aveva provato a sedersi:

Nessuno è costretto a scegliere  tra l'uno e l'altro più di quanto sarebbe costretto a scegliere tra una salsiccia e una rosa.

Appunto, perché scegliere? Perché dover trovare un alibi e non cullarsi nella contradditorietà dei piaceri e delle predilezioni?

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