mercoledì 16 maggio 2012

Se con l'altro faccio sia la guerra che gli affari

Sotto quante versioni diverse può presentarsi l'altro da noi? E quanti tipi diversi di relazioni possiamo intrecciare con lo stesso altro, come se in esso convivessero le più svariate identità e possibilità?

Sono le domande che mi accompagnano dopo essermi imbattuto in una storia che Ryszard Kapuscinski racconta nelle sue Conferenze viennesi.

Siamo in Liberia, ai tempi di una delle più terrificanti guerre civili che hanno insanguinato l'Africa. Il grande Ryszard è arrivato sulla linea del fronte, che passa lungo un fiume unito da un ponte. Sulla sponda in mano ai soldati governativi c'è un mercato, sull'altra sponda, quella dei ribelli, solo campi deserti.

Fino a mezzogiorno si combatte, il tempo è segnato dal rombo dei cannoni e dalle raffiche di mitra. Dopo mezzogiorno, scatta la tregua. I ribelli attraversano il fronte, consegnano le armi alle pattuglie, fanno compere al mercato, tornano dall'altra parte con le borse piene.

Il giorno dopo si ricomincia, pronti a combattersi e ad ammazzarsi. L'altro, insomma, è di volta volta il nemico da cancellare e il cliente con cui fare affari.

Afferma Ryszard Kapuscinski:


Sono la situazione, le circostanze, il contesto a decidere se, in un dato momento, vediamo la stessa persona come un nemico o come un partner. Perché l'altro può essere entrambi e proprio in ciò consistono la sua mutevole e inafferrabile natura, i suoi comportamenti contraddittori di cui spesso egli stesso non riesce a comprendere la causa.

Vero, spaventosamente, meravigliosamente vero.

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