domenica 26 febbraio 2012

Quale vita dietro il Don Chisciotte

Dove finisce la vita e dove comincia la fantasia che genera un capolavoro?

A questo ho pensato leggendo la vita di Miguel de Cervantes su uno degli ultimi numeri di Storica.

Miguel de Cervantes, uno dei grandissimi della letteratura di ogni tempo, autore di quel Don Chisciotte che forse in Italia non è letto come si dovrebbe.

Miguel de Cervantes: che vita. Vagabondo che vive di espedienti da ragazzino a Siviglia. Una rissa a Madrid che lo condanna al taglio della mano destra, sentenza a cui si sottrae con la fuga, una delle tante. La decisione di arruolarsi nell'esercito spagnolo e la battaglia di Lepanto in cui chiederà di schierarsi in prima linea, una pallottola di archibugio che lo ferisce al petto e un'altra che gli paralizza la mano salvata in precedenza.

Altre battaglie, in lungo e in largo per il Mediterraneo. Fino a quando si congeda e si predispone a un'altra vita, solo che la nave che lo riporta in Spagna viene catturata dai pirati Berberi e lui portato schiavo ad Algeri (una vicenda che per forza di cose a me ricorda Filippo Pananti, ma questa è un'altra storia).

Anni di schiavitù, poi il ritorno a casa, senza che anche allora manchino guai e prigioni.

E poi si dice il Don Chisciotte, frutto del genio di un grandissimo scrittore. Quanto di Miguel c'è nel nostro cavaliere di carta?


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