Camminando tra i ruderi della nostra civiltà

Ma quanto più mi avvicinavo ai ruderi, tanto più si dileguava l'idea che quella fosse una misteriosa isola dei morti e cresceva in me la sensazione di ritrovarmi fra i relitti della nostra civiltà, andata a picco nel corso di una catastrofe a venire.


Come un postero forestiero, il quale, senza nulla sapere circa la natura della nostra società, si aggiri in mezzo a montagne di rottami metallici e di macchinari distrutti, che noi gli abbiamo lasciato in eredità, anch'io mi domandavo, senza poter scogliere l'enigma, quali creature avessero lì vissuto e lavorato un tempo, e a che cosa fossero mai serviti i primitivi impianti all'interno dei bunker, le traversine di ferro sotto i soffitti, i ganci alle pareti qua e là ancora piastrellate, i diffusori delle docce grandi come piatti, le rampe e i pozzi neri.


Dove e in quale epoca io sia veramente stato quel giorno a Orfordness, non saprei dirlo neanche adesso, mentre vado scrivendo queste pagine.

(W.G. Sebald, Gli anelli di Saturno, Adelphi)

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