lunedì 3 ottobre 2011

Il ragazzo che voleva l'America

Non era passato molto tempo da quando ero arrivato negli Usa con il borsone dell'allenamento del basket e la Olivetti portatile, e ora scrivevo sul tentato assassinio del presidente degli Stati Uniti! Non ci potevo credere. Non potevo credere di essere preso sul serio da stimati professionisti del settore e da centinaia di migliaia di lettori. Io ero sempre quello di prima. Il ragazzo di provincia, che conosceva il basket, quello sì, che amava Henry Miller, Jack Kerouac e Charles Bukowski, ma non aveva mai studiato molto a scuola e sapeva poco di tutto

Voleva l'America, Enrico Franceschini, come da ragazzi si vogliono tante cose. Solo che lui ci ha provato e dopo averci provato non ha mollato. Metteteci fiuto per cogliere le opportunità e certo anche una bella dose di fortuna. Enrico Franceschini l'America se l'è presa. E come. Ragazzo senz'arte nè parte, l'America conosciuta e fantasticata solo sui libri, a New York è sbarcato con mille dollari in tasca, un indirizzo incerto per strappare qualche giorno di ospitalità e una conoscenza dell'inglese da ultimo della classe. Un anno dopo scrive già le sue corrispondenze per l'Espresso, dite poco.

Storia con lieto fine, quasi fiaba metropolitana, ma storia tutto sommato sincera, che ci racconta di una New York dove tutto era possibile, in quegli anni,tra locali off e spezzatini multietnici.

E forse qualcosa ci racconta anche del giornalismo: perché puoi fare il corrispondente dal cuore del mondo anche scopiazzando il New York Times.... ma poi c'è qualcosa in questo mestiere che sfugge, che non si lascia classificare, che resiste al "così lo possono fare tutti", sarà l'amore per la notizia, sarà per la fiammella della curiosità da inseguire sempre, da condividere appena possibile.

1 commento:

  1. ciao, ti ho aggiunto tra l'elenco dei blog che seguo. se fa piacere anche inserire il mio l'indirizzo è questo:
    http://letteraturaecinema.blogspot.com/

    ciao ciao

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