giovedì 22 settembre 2011

L'Italia del jukebox di Giorgio Scerbanenco

Mettete un'estate sulle spiagge dell'Adriatico, dalle parti di Lignano. Sabbia bianca, odori di pineta, la risacca del mare, una musica di un locale che a tarda notte si fa largo nell'oscurità. Il rumore di una macchina, le voci italiane che si mescolano a quelle tedesche, perché si sa, i tedeschi da sempre sono innamorati di questi posti, più dei posti che della gente che li abita, in realtà... Un'estate come un'altra, non fosse per quel corpo senza vita, il collo tranciato da una coltellata, la sabbia intrisa di sangue...

E' giallo, giallo con tutti i crismi, La sabbia non ricorda di Giorgio Scerbanenco, un nome che quando fai sembra per forza scomodare una fila di affermazioni che ormai sanno di luogo comune - ma chi dice che gli italiani non sanno scrivere gialli? - E' giallo, ma senza eccessivi sprechi di sangue e di effetti speciali, giallo che forse proprio per questo sa farsi tragedia, riflessione sulla condizione umana, racconto morale.

Perché è tutto questo Giorgio Scernabenco, questo sguardo disilluso e malinconico sull'Italia degli anni Sessanta, quando centomila lire potevano cambiare la vita, i carabinieri si muovevano in corriera, le canzoni si ascoltavono al jukebox e non con l'ipod.

Così diversa, quell'Italia, e forse così uguale a quella dei nostri giorni. E anche questo fa parte del gioco, è il gioco che si fa tragedia.

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