Allora andiamo, tu ed io,
Quando la sera si stende contro il cielo
Come un paziente eterizzato disteso su una tavola;
Andiamo, per certe strade semideserte,
Mormoranti ricoveri
Di notti senza riposo in alberghi di passo a poco prezzo
E ristoranti pieni di segatura e gusci d'ostriche;
Strade che si succedono come un tedioso argomento
Con l'insidioso proposito
Di condurti a domande che opprimono...
Oh, non chiedere "Cosa?"
Andiamo a fare la nostra visita.
Ecco, sono ricascato su queste parole... I primi versi de Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock, opera del grande T. S. Eliot (mi sono sempre piaciute quelle due lettere maiuscole seguite dal punto, credo che abbiano davvero qualcosa a che vedere con la poesia di Eliot).
Non so quante volte mi è capitato di leggere questi versi, quante volte mi capiterà ancora di ritornarci. So solo che, senza che nemmeno coglierne davvero il senso, arrivano sempre dritti al cuore.
Parole come scintille, come mani che scuotono.
E non so perché, ma con queste parole io mi metto in cammino. Come se T.S. Eliot (che bello scriverlo in questo modo) dicesse proprio a me: Andiamo.
Come se la poesia in fondo fosse solo questo: parole per mettersi in cammino.
Una piccola isola di parole nel grande oceano della rete per condividere libri e mondi
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Andiamo. E' già un mondo, una magia, una promessa, un viaggio.
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