giovedì 25 novembre 2010

Quei monumenti che non permettono di ricordare

E' un libro importante, Gli scomparsi di Daniel Mendelsohn (Neri Pozza), mi verrebbe da dire un libro necessario, un libro che bisogna costringersi a leggere a dispetto della sua mole e di una ritrosia che, per la verità, fa presto a svanire. Io l'ho letto la scorsa estate e ancora lo tengo sul tavolo accanto al computer, consapevole che prima o poi dovrò scriverci sopra qualcosa, solo che ancora non ne ho il coraggio. Tante sarebbero le cose da dire, le emozioni che non si sono ancora sopite. Tanti i problemi a scegliere il filo giusto per cominciare e provare a spiegare.

Prima o poi lo farò, ma intanto queste pagine continuano a bussare alla porta della mia vita. Lo fanno con citazioni che, in qualche modo, danno un senso, o una profondità, ai pensieri delle mie giornate. Per esempio, oggi, mentre riflettevo su alcuni monumenti che ricordano le guerre che ci sono state e i loro morti (scomparsi anche loro, come gli scomparsi del titolo, vite inghiottite di cui rimane solo un nome).

Ecco cosa dice Daniele Mendelsohn

Ancora una volta, come mi accade spesso davanti a monumenti che non recano alcun segno – come potrebbe essere altrimenti? – degli eventi storici di cui sono stati testimoni, avvertii una vaga delusione, un senso di inutilità. Mi era difficile collegare quella piccola costruzione insignificante agli accadimenti raccapriccianti che qui avevano avuto luogo

E' vero, e questo mi fa pensare.

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