30 settembre 1962: lo studente James Meredith entra all'università del Mississippi. E' il primo nero e per riuscirci il presidente Kennedy ha dovuto spedire l'esercito e sfidare disordini razziali che lasciarono morti per strada.
6 luglio 1962: muore William Faulkner, grandissimo scrittore di quella stessa America ancora apertamente segregazionista. Almeno si risparmia questa nuova tragedia.
E' partendo da queste due date che Claudio Gorlier su Tuttolibri tenta un'originale riflessione su quella cultura di cui Faulkner è stato espressione: non che fosse anche lui un razzista, ma quello era comunque il suo mondo, il profondo Sud a cui è sempre rimasto fedele.
E allora, facile puntare il dito su un Sud che noi conosciamo soprattutto per lo schiavismo, per le piantagioni di cotone, per la violenza del Ku Klux Klan. Grazie a Faulkner - e grazie ora anche a Gorlier - ora c'è altro che possiamo mettere in conto.
Scrive Gorlier:
La sconfitta del Sud non aveva distrutto soltanto un sistema politico e comportamentale ma una cultura nel senso più ampio della parola, una cultura, tra l'altro, fondata in larga misura sull'utopia, quella che aveva sostanzialmente contribuito, con i sudisti Washington e Jefferson, a sostanziare i principi della Costituzione americana
Ecco, come al solito le cose non sono mai univoche. Per fortuna, perché questo è un buon modo per tenere a bada i nostri pregiudizi, qualsiasi essi siano. Schiavismo e utopia: questo era il profondo Sud. Il sogno americano al suo meglio e la sua negazione.
Non ci avevo mai pensato, ma anche questa è l'ennesima conferma che la storia la scrivono i vincitori. Il Nord, in questo caso, la grande potenza economica, la quintessenza della modernità, che aveva saputo imporre non solo le ragioni dell'emancipazionismo, ma anche quelle dell'industria, dei profitti, degli interessi che hanno più gambe per camminare dei valori.
Allora si capisce meglio la domanda di Faulkner:
Il Sogno americano: che ne è stato?
E un'affermazione che è meno retorica di quanto appaia:
L'America non ha ancora trovato posto a colui che si occupa soltanto di cose dello spirito umano
E noi meno che mai, ovvio. Abbiamo ancora bisogno di Faulkner, abbiamo ancora bisogno perfino di Via col vento e di quelle battute da scena madre. Domani è un altro giorno e si vedrà.
Una piccola isola di parole nel grande oceano della rete per condividere libri e mondi
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