domenica 20 giugno 2010

Storia di Laika, la cagnetta nello spazio


Però non c’era solo Gagarin.
C’era anche Laika, la cagnetta rinchiusa nello Sputnik e catapultata nello spazio. Quanto ci ho pianto, da bambino.

Solo qualche anno fa, però, ho conosciuto la sua vera storia, grazie alla penna di uno come Vittorio Zucconi. Una delle tante verità riemerse dagli anni della guerra fredda, dopo i profluvi di bugie. Cominciava più o meno così quel pezzo, da maestro del giornalismo: Il cane che rincorse le stelle avrebbe di molto preferito continuare a rincorrere gatti e ciclisti per le strade di Mosca, se avesse potuto decidere lei, ma Laika non era un cane qualsiasi.

Laika non era più una bastardina catturata dagli accalappiacani di Mosca e trasferita alla Houston sovietica. Era diventata, ci spiega Zucconi, un soldato, una bandiera, un latrato di battaglia, un monumento che l’Urss voleva costruire a se stessa.

Insomma, anche lei uno strumento, e una vittima, dello scontro planetario tra le due superpotenze. Nikita Kruscev le aveva cantate all’Occidente, senza troppe perifrasi: In dieci anni vi seppelliremo. E anche Laika serviva all’uopo.

Oggi sappiamo che Mosca ha mentito anche sulla povera cagnetta. La sua non fu una morte indolore, un appisolarsi trasognato nelle vastità del cosmo. Lo Sputnik non fu una culla sparata a velocità orbitale.

No, la dolce povera cagnetta che ho imparato ad amare grazie a una foto in bianco e nero, un muso che spunta da un’ogiva, morì di una morte atroce: incatenata in uno spazio angusto, incapace di muoversi, straziata da temperature estreme, il cuore schiantato da pressioni insopportabili.

Povera Laika: pensare che gli strateghi della propaganda la vollero arruolare tra gli eroi del socialismo, un eroe a quattro zampe ma sempre al servizio della giusta causa. Si disse che era morta nell’adempimento del suo dovere, come un soldato in guerra, in guerra dalla parte giusta, certo, e invece più probabilmente morì di terrore, di solitudine: questa la uccise, prima ancora che le tremende sollecitazioni del volo spaziale.

Per lei non era stata previsto nessun rientro alla base, da salutare con fazzoletti al vento e ghirlande di fiori.

Laika è davvero l’altro lato della luna, quello che ci è nascosto. Laika, e dall’altra parte Gagarin. Quando penso a lei mi chiedo quali sacrifici possano essere messi in conto per il progresso della scienza.

A volte portiamo l’asticella molto in alto: accettiamo pure un bel tributo di vite umane, magari senza essere pienamente consapevoli di quanto significa ognuna di esse.

A volte però ci basta una cagnetta, una bastardina che mai vorremo tra i piedi: e tanto basta, anzi, è troppo.
javascript:void(0)
(da Tito Barbini-Paolo Ciampi, Caduti dal Muro, Vallecchi editore)

2 commenti:

  1. Vorrei poter tornare in dietro nel tempo, togliere la povera Laika da quel orrendo tibo e metterla su un bel prato fiorito. Poi prendere quegli mostri assassini maledetti da Dio e legarli imbavagliarli e spedirli nello spazio facendolo crepare tra orrende sofferenze.

    RispondiElimina
  2. Sadici mostri assassini! Sono sicura che tutto il male che si fa, prima o poi torni in dietro. E quando si tratta di bastardi che credono di poter fare della vita degli altri ciò che vogliono, spero che il male torni a loro con gli interessi! Che questa gente e tutti quelli come loro siano maledetti in eterno. Laika riposa in pace tra gli Angeli piccolina, che Dio possa regalarti tutta la pace e l'amore che non hai avuto dall'essere più spietato e spaventoso del mondo, ovvero l'uomo.

    RispondiElimina

La Terapia del bar: Massimiliano Scudeletti racconta il circo che si fece bar

  Ho dodici anni e passo spesso dietro il bancone , posso prendere qualsiasi cosa tranne gli alcolici naturalmente, ma mi piace guardare il ...