Una piccola isola di parole nel grande oceano della rete per condividere libri e mondi
martedì 22 giugno 2010
Davanti al mare con parole nuove
Un'estate che sa di Mediterraneo, un villaggo di pescatori sulla costa francese, villeggianti che vivono la vita spensierata che si poteva vivere negli anni Trenta, prima che tutto succedesse. Una coppia perfino troppo bella per essere vera, leggerezza e sensualità al posto giusto, nel posto giusto. Vacanze e corpi che si attraggono, notti di bevute e canti, e il mare che c'è sempre, ora risacca, ora odore, ora idea.
Già, tutto troppo bello per essere vero, qualcosa deve per forza succedere. O non succedere, che può essere ancora peggio, quando si deve dare un altro senso al gioco dei sentimento, quando ci sarebbe bisogno di gesti per fermare il gioco delle emozioni, rimettendole sul binario giusto. Quando si attendono parole che non verranno.
E' un libro che sembra scritto in anni molto più vicini a noi, Davanti al mare di David Vogel, ebreo russo nato alla fine dell'Ottocento e morto in un campo di concentramento dopo una vita inquieta e fuori dai ranghi tra Vienna e Parigi.
Un libro che sta sulla superficie delle cose, delle parole, delle situazioni solo per farci capire che la superficie è sottile, fragile, è polvere che può essere spazzata via. Che il puzzle delle certezze può essere sconvolto da un colpo di vento, e chissà come ce la caveremo con quel mucchio di tessere, non sempre c'è una seconda volta.
E forse tutto questo sta anche nel segreto della scrittura di Vogel, un segreto che noi, nella traduzione italiana, non riusciremo mai a percepire. Vogel scriveva in una lingua che non parlava, in una lingua che proprio allora cominciava a prendere le misure con la modernità e a entrare nella vita quotidiana delle persone, a trovare parole per chiamare cose, emozioni, relazioni.
Scriveva in ebraico - Vogel - non in yiddish, in tedesco, o in francese. E lo possiamo considerare tra i primi scrittori moderni che fanno una scelta del genere.
Ho scritto poco, però bisogna riconoscere che, come scrivo io, finora in ebraico non ha scritto nessuno. Così pare abbia sostenuto un giorno. Questo racconto lungo - o romanzo breve - può essere una testimonianza a suo favore.
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