sabato 1 maggio 2010

Perché il romanzo non si farà ammazzare


Che futuro per i romanzi? Cosa gli succederà dopo che per anni e anni sono stati dati per finiti, spacciati, morti, costretti alla ripetizione, alla citazione, all'effetto speciale solo per tirare avanti? (non che ci sia da stupirsi, in effetti, è dai tempi di Flaubert e Tolstoi che si va avanti con questa solfa)

Leggo solo ora le pagine che il supplemento libri di Repubblica ha dedicato a una questione che comunque, negli ultimi anni, è stata complicata dall'irruzione delle nuove tecnologie, dalla minore propensione alle letture lunghe e dai ritmi di quella che Boris Pahor chiama "società della fretta".

Tanti gli spunti di riflessione, ma qui mi piace condividere con voi la riflessione con cui Gabriele Romagnoli finisce il suo articolo. Regalandoci almeno una certezza: che in salute o meno che sia niente potrà ammazzare il romanzo, e in genere il bisogno di storie:

Un romanzo ci seppellirà. Se non altro per una ragione. Volete sapere qual è la frase più seducente che si possa pronunciare nel buio di una qualunque stanza? Se pensate sia "Questo diamante è per te" o "Non porto lingerie", anni di stupidità hanno ammazzato voi, non il romanzo. La frase è: "Adesso ti racconto una storia". E un romanziere è qualcuno solo nel buio di una stanza affollata da milioni di persone che dice quella frase, poi comincia a scrivere

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