Certo a differenza di Chatwin in Wolfgang Buscher l’esperienza del viaggio sembra meno letteraria o esistenziale, più scarnificata, ridotta alla sua essenza, in un qui e ora che non ha bisogno di suggestioni, moventi, sollecitazioni, e proprio per questo sa fare i conti con altri tempi e perfino con gli scheletri negli armadi della memoria.
In questo libro si racconta un impressionante viaggio a piedi, difficile non solo per quanto ha richiesto al corpo, difficile perché in questo percorso c’è una storia che viene da lontano, che appartiene all’altro della Germania e alla Germania stessa.
Ovvero a quell’Est, senza il quale non ci sarebbe il presente, quell'Est che pure non viene raccontato in un saggio, solo fatto emergere con la forza dei passi, delle sensazioni, delle riflessioni che accompagnano il viandante.
Da leggere, soprattutto in questi giorni che, con il ventennale del Muro, forse ci spingono con più forza a considerare quel mondo che di distendeva oltre la "cortina di ferro"
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