lunedì 24 agosto 2009

Emilio Salgari e le biblioteche come mari



Sarà perchè in questi giorni mi viene spesso di ricordarmi di quando ero ragazzino e mi sognavo pirata ed esploratore. Sarà perchè in fondo mi sono sentito sempre un viaggatore di carta... ma è un periodo che penso molto a Emilio Salgari. Al "mio" Emilio Salgari, capitano di lungo corso mancato.

Pascal affermava:
“La sventura del mondo viene perché gli uomini non riescono a rimanere ventiquattr’ore nella stessa stanza”
E Robert Louis Stevenson, quello dell’Isola del tesoro, che invece viaggiando si è spinto fino ai mari del Sud:
“Non c’è miglior materia per i sogni che una mappa” .

Quando mi tornano in mente frasi come queste ripenso a come Emilio Salgari mi ha fatto viaggiare per il mondo, nemmeno avessi valanghe di biglietti aerei regalati e giorni liberi infiniti.

Salgari si faceva chiamare capitano di lungo corso, raccontava a tutti di mirabolanti imprese e spedizioni ai quattro angoli del pianeta, girava in bicicletta per la sua città con in testa un turbante da maharajà. La domenica gli piaceva portare i figli in scampagnate fuori porta dove poteva inventarsi gigantesche cacce alla tigre.

So che da ragazzo si ritrovò al Lido di Venezia, in lacrime perché era stato respinto all’esame che gli avrebbe dovuto dare la licenza nautica e un futuro marinaro. Se ne stette ore a guardare il mare che non avrebbe più potuto solcare come un capitano.

Da allora gettò l’ancora nelle biblioteche di mezza Italia e cominciò a navigare sui libri, macinando di tutto, guide, atlanti, mappe, resoconti di viaggio, bollettini, lettere di esploratori.

Così cominciò a viaggiare e divenne un formidabile viaggiatore sulla carta.
Poi cominciò a scrivere. E in questo modo mi ha regalato Sandokan e i tigrotti della Malesia, ma soprattutto mi ha regalato Mompracem, un’isola per me nella vastità dei mari.

Emilio Salgari anche per suicidarsi non scelse un colpo di rivoltella ma fece harakiri come un samurai. Quando ripenso a lui mi rivedo ragazzino a girare per il mondo solo con le sue pagine e la mia fantasia.

Confucio sosteneva che il modo migliore per conoscere il mondo è quello di non uscire mai dalla propria casa. E forse questo è troppo.

Però in effetti si può viaggiare in molti modi. E viaggiare con la fantasia, solo con la fantasia, non è certo il peggiore.

2 commenti:

  1. Quasi quasi ti prendo in prestito la citazione di Stevenson, che ben si adatta ai temi del mio blog: "Non c'è miglior materia per i sogni che una mappa" (cerebrale). Mi chiedevo, tempo fa, su un blog di arte e salute, quale relazione ci fosse tra estro artistico e personalità dell'artista . Anche Salgari, pure mio grandissimo mito (e di chi, giovinetto, non lo fu?) ebbe una vita, come dire, un po' ai bordi. Certamente non tutti ebbero un rapporto 'difficile' con la vita, ma non ce la vedo la 'normalità' come fonte di ispirazione.
    Però Confucio, in fondo, aveva ragione. Non è un invito alla clausura, penso, ma la constatazione che in fondo tutto si riduce a una gran 'variazione sul tema'.
    :)
    bye

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  2. Anche io ho amato tantissimo Salgari...Come dimenticare il portoghese Yanez, con la sua ennesima sigaretta, il fedele Kammammuri, i perfidi thugs, il putrido frutto del Durium e soprattutto lui, Sandokan!Non mettevo in dubbio allora che Emilio in quei posti ci fosse stato davvero, che conoscesse come le sue tasche la favolosa Malesia.Il "capitano" Salgari intanto viveva una vita piena di problemi, costellata da dolori...tutto deve ad un tratto essergli sembrato uno scenario dipinto, illusorio come le sue storie. Nessuna grandezza, dolori, miseria,e la fantasia che non basta più nemmeno a mantenere un decoro borghese. Meglio andarsene, allora, ma non in punta di piedi. Sceglie un suicidio da protagonista, un'affermazione di sé, dei suoi valori, tutto il contrario di una sconfitta...un suicidio rituale, e se si è suicidato come un samurai sarà stato un suppuku, come quello di Mishima, cosa che richiede forza nervosa, fredda determinazione e grande coraggio fisico. Credo che Mishima si sia fatto aiutare da un suo studente per farlo. Così quest'uomo modesto e schivo ha scelto di andarsene come avrebbe fatto forse uno dei suoi eroi, con quello che immagino sia stato una specie di "riscatto". Chissà se avrà solo immaginato l'affetto e il rimpianto che ha suscitato in generazioni di giovani lettori.Leila.

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