Così scrivono i curatori de Il mestiere di scrivere di Raymond Carver (Einaudi), un libro prezioso che raccoglie interventi, saggi, lezioni di scrittura creativa, istruzioni per l'uso del grande Raymond, dalla prima all'ultima riga una decisa smentita al dubbio di cui sopra: timido com'era, impacciato nel ruolo di docente, con la sensazione di trovarsi quasi sempre fuori posto, Carver non era solo uno che aveva imparato a scrivere. Era anche una persona che sapeva insegnare - per quanto ovviamente si possa insegnare a scrivere - e questo faceva generosamente, senza risparmiarsi.
E allora c'è tutto Raymond, in queste pagine. Da leggere per raccogliere qualche buon consiglio, ma ancora di più per avvicinarsi ancora di più a questo grande della letteratura americana. E per approfondire il rapporto tra scrittura, linguaggio e vita quotidiana, in un autore di cui Jay McInerney affermava:
Un aspetto di quello che Carver sembrava dirci - anche a chi di noi non era mai entrato in una segheria o un un parcheggio per case mobili - era che la letteratura può essere ricavata da una rigorosa osservazione della vita reale, dovunque e comunque vissuta, anche se con una bottiglia di ketchup Heinz sul tavolo e il continuo ronzio di fondo del televisore.
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