lunedì 4 luglio 2011

La Cornovaglia, il corvo e la mia immaginazione

Ha cominciato il suo volo nella stagione indefinita del mito, quando il suo corpo è diventato l'involucro che ripara l'anima di re Artù. E', si dice, la ragione per cui i corvi volano per il cielo d'Inghilterra indisturbati, nessuno li tocca, ignorando quale di loro sia il mitico sovrano che un giorno tornerà in fattezze umane a regnare sul paese

Che bello il viaggio immaginario che rileggo in un vecchio numero di Tuttolibri. Marta Morazzoni lo dedica a una delle terre che più di tutte pare svanire dietro le nebbie dei tempi remoti e delle leggende, la Cornovaglia. Dimostrazione, ancora una volta, che ci sono molti modi di viaggiare; e che uno dei migliori è senz'altro conquistarsi un posto sul tappeto volante dell'immaginazione.

Non mi sono mai spinto in quella punta estrema dell'antica Britannia, protesa nell'Atlantico con la determinazione di un Occidente che non accetta niente oltre di sé: e prima o poi, voglio sperare, riuscirò a colmare questa lacuna. Eppure in Cornovaglia mi pare di essere stato molte altre volte, sfidando gli scogli battuti dall'Oceano e molte altre insidie. Ho inseguito re Artù senza mai sospettare che potesse essere un corvo che volava alto. Mi sono accompagnato ai cavalieri della Tavola Rotonda. Ho cercato la mia Camelot, reggia fantastica che è un po' il Santo Graal dei castelli.

Per quello che valgono i buoni propositi, questo inverno voglio anche rituffarmi nei romanzi cortesi di Chrétien de Troyes, così da ritrovarmi con vecchi amici quali Lancillotto e Percival.

E insomma, vedremo: ma è bello che esistano terre straordinarie anche solo per ciò che evocano.

Ps: a proposito di corvi e di Cornovaglia, come non dimenticare anche Gli uccelli di Daphne du Maurier, da cui il grande Hitchcock trasse ispirazione per uno dei più terribili incubi cinematografici? Ci sono molti modi per viaggiare, ma anche molti modi in cui i sogni possono declinarsi...

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