domenica 3 aprile 2011

Perché si bruciano le biblioteche

Siamo dei barbari ed è ciò che desideriamo essere

Lo diceva Adolf Hitler, nel maggio 1933, diversi anni prima che la sua Germania si mobilitasse per la soluzione finale. Stava commentando il rogo di libri a Berlino. Forse prima di arrivare ai forni per gli ebrei bruciare libri era stato un passaggio necessario, quasi una condicio sine qua non.

Attenzione a chi disprezza i libri. A chi vuol eliminarli. Prima o poi verrà fuori anche la sua voglia di fare male, molto male, a qualche malcapitato.

La storia insegna, ne abbiamo avuti troppi di campioni di verità e giustizia che la pensavano più o meno come l'emiro che incendiò la biblioteca di Alessandria con queste parole:

Se il contenuto dei libri si accorda col libro di Allah, noi possiamo farne a meno, dal momento che il libro di Allah è più che sufficiente. Se invece contengono qualcosa di difforme, non c'è alcun bisogno di conservarli

La storia insegna, e questo a volte è proprio il problema. Per questo nell'estate del 1992 i cannoni dell'assedio di Sarajevo presero di mira proprio la biblioteca. Bruciò per tre giorni, mentre qualcuno faceva festa, sulle colline intorno.

Bruciare libri cancella la memoria, permette di riscrivere la storia secondo volontà, di spacciare il falso per il vero, il vero per il falso, e soprattutto accreditarsi come gli unici depositari del vero.

Attenzione ai roghi del libro. Sono sempre attuali: e non c'è bisogno di piazze dove appiccare le fiamme, stringi stringi non c'è bisogno nemmeno di fiamme.

2 commenti:

  1. E' maledettamente vero quanto dici, Paolo. Vedi quanto è accaduto recentemente in alcune biblioteche della provincia veneta. Purtroppo, certe pulsioni, attraversano tutta la storia dell'uomo; e nessun periodo ne è immune, compreso il nostro.

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  2. Heinrich Heine, cento anni prima di Hitler, aveva detto che "là dove si bruciano gli uomini, si finisce per bruciare i libri"...

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