mercoledì 2 marzo 2011

Pensieri e pause di un viaggiatore pigro

Col tempo ho sviluppato una vera e propria antipatia verso i viaggiatori professionisti. Quelli che a intervalli regolari prendono e partono. Perchè, dicono, devono staccare la spina, cambiare aria, vedere posti nuovi, magari più belli, più strani, più vivi di quelli visti l'anno prima.


Non è che io sia contrario al viaggio su tutta la linea. Viaggiare in fondo è un accidente che può capitare a tutti....

Ne dice di cose intriganti Antonio Pascale, nel suo Non è per cattiveria, piccolo libro uscito per la collana Contromano di Laterza che è insieme una non-guida del Molise e lo sfogo di un viaggiatore pigro.

Per esempio mi fa riflettere la sua allergia per le guide:


La sola idea di dover vivere un'emozione da altri già rigidamente codificata mi getta nello socnforto. Quando qualcuno viaggia traccia una strada personale. Direi molto personale, quasi pudica.... Per quale motivo dovrei, a priori, segnare il mio percorso con paletti piantati da altri?

E sulla frenesia di arrivare in tutti i modi:


Se posso usare una metafora ardita, il viaggio per me è il contrario del monumento. Il monumento è il traguardo da raggiungere, la cima da conquistare. Io non entro mai per principio in un monumento

E che dire del viaggio come sottrazione di movimento?

Il viaggio, per me, significa muoversi il meno possibile, proprio per permettere agli umnori, nelle pause accidiose, di manifestarsi senza ulteriore pena

A pelle simpatizzo per i viaggiatori pigri. Ci voglio pensare su.



 

2 commenti:

  1. Uhm interessante. Però per quanto mi riguarda viaggiare è tutto, è estasi per i sensi e volontà di conoscere il più possibile. Sempre che uno non si rileghi in qualche squallido villaggio turistico (odio profondo).

    E.

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  2. Adoro viaggiare e mi spiace non poterlo fare più spesso! Detesto le guide turistiche, preferisco perdermi e seguire l'istinto.

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