Chi era davvero Ipazia?
Chi era oltre le definizioni perfino troppo facili - la donna di scienza, la sacerdotessa, l'intellettuale pagana?
Chi era oltre quello che è il fatto nudo e crudo del suo assassinio - quel giorno del quinto secolo ad Alessandria di Egitto, quando un manipolo di monaci fanatici la aggredì e la fece a pezzi?
La sua storia ce la racconta Silvia Ronchey, in un bel libro, che però più che dare risposte, mette a nudo la fatica e i dubbi dello storico, per lo meno dello storico che non vuole vendere verità purché siano.
Ma dietro tante maschere o visioni che cosa si cela? si chiede Silvia Ronchey. E così il discorso si inoltra in sabbie mobili da far paura, perché si capisce che il fatto non è mai solo il fatto e non sono mai solo le incrostazioni delle versioni che di quel fatto sono state date, è che il fatto è già qualcos'altro appena viene ricordato, raccontato, commentato.
Chi era Ipazia, la donna che di volta in volta è stata rappresentata come simbolo di libertà, martire dei fanatismi, simbolo della condizione della donna nella storia?
Dice Silvia Ronchey che bisognerebbe procedere per sottrazione, più che per l'aggiunta di tratti: Siamo certi, o quasi, di ciò che quella donna non è stata.
E meno male che tra le cose quasi certe c'è questa: cercava la verità, amava il dubbio, detestava la manipolazione.
Può bastare, come no.
Chi era oltre le definizioni perfino troppo facili - la donna di scienza, la sacerdotessa, l'intellettuale pagana?
Chi era oltre quello che è il fatto nudo e crudo del suo assassinio - quel giorno del quinto secolo ad Alessandria di Egitto, quando un manipolo di monaci fanatici la aggredì e la fece a pezzi?
La sua storia ce la racconta Silvia Ronchey, in un bel libro, che però più che dare risposte, mette a nudo la fatica e i dubbi dello storico, per lo meno dello storico che non vuole vendere verità purché siano.
Ma dietro tante maschere o visioni che cosa si cela? si chiede Silvia Ronchey. E così il discorso si inoltra in sabbie mobili da far paura, perché si capisce che il fatto non è mai solo il fatto e non sono mai solo le incrostazioni delle versioni che di quel fatto sono state date, è che il fatto è già qualcos'altro appena viene ricordato, raccontato, commentato.
Chi era Ipazia, la donna che di volta in volta è stata rappresentata come simbolo di libertà, martire dei fanatismi, simbolo della condizione della donna nella storia?
Dice Silvia Ronchey che bisognerebbe procedere per sottrazione, più che per l'aggiunta di tratti: Siamo certi, o quasi, di ciò che quella donna non è stata.
E meno male che tra le cose quasi certe c'è questa: cercava la verità, amava il dubbio, detestava la manipolazione.
Può bastare, come no.
Sì, può bastare :)
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