sabato 22 gennaio 2011

La seconda vita regalata dai romanzi

I romanzi sono una seconda vita che possiamo fare nostra?

Penso proprio di sì, anzi penso che quello che davvero conta, prima ancora che siano scritti bene, è che i romanzi ci vendano questa illusione (e per vendercela in realtà devono anche essere scritti bene). Di questo ha parlato qualche giorno fa Ohran Pamuk in una sua bella riflessione su Repubblica. Ecco come inizia.... parole che sottoscrivo, perché nessuno ci sciupi questa illusione, nessuno ci porti via almeno la seconda vita, quella della grande  letteratura.


I romanzi sono una seconda vita. 

Come i sogni di cui parla il poeta francese Gèrard de Nerval, i romanzi rivelano i colori e le complessità delle nostre esistenze e sono pieni di persone, facce e oggetti che sentiamo di riconoscere. Proprio come nei sogni, quando leggiamo i romanzi siamo a volte così fortemente colpiti dalla straordinaria natura delle cose che incontriamo da dimenticare dove siamo e da immaginarci in mezzo agli eventi fantastici e alle persone che vediamo.


In quei momenti, sentiamo che il mondo di finzione in cui ci imbattiamo e che ci fa divertire risulta più reale della realtà stessa.

Che queste seconde vite ci appaiano più vere delle realtà, spesso significa che scambiamo i romanzi per la vita, o almeno che li confondiamo con l'esistenza vera. Ma mai ci lamentiamo di questa illusione, di questa ingenuità.


Al contrario, proprio come in alcuni sogni, vogliamo che il romanzo che stiamo leggendo prosegua e speriamo che questa seconda vita continui a evocare in noi un costante senso di realtà di autenticità.


A dispetto di quello che sappiamo della fiction, siamo irritati e infastiditi se un romanzo non riesce a sostenere l'illusione che si tratti di vita vera.

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