martedì 25 gennaio 2011

Con Sandokan non si diventa veline o cortigiani

Che belle le parole che Ernesto Ferrero dedica al mio Emilio Salgari sull'ultima Domenica di Repubblica, in vista del centenario dedicato a uno scrittore che, ignorato dalla scuola, trattato da tutti come un peccato di gioventù, in realtà ha lasciato a generazioni di italiani un imprinting indelebile. Che poi è quello che Ferrero definisce il big bang di un'emozione che verrà ricordata nell'età adulta con commossa gratitudine da scrittori come Pavese, Parise, Pontiggia, Citati, Eco, Magris....

Parole importanti soprattutto perché fanno emergere il profondo legame che unisce Sandokan alla nostra Italietta a cavallo tra Otto e Novecento (solo di quell'epoca?):

Un Paese povero, immobile, depresso e represso, che fatica a tirare avanti, con lui poteva liberare fantasie archetipiche in cui le gioie dell'esotismo si accompagnano al sogno di quello che ognuno vorrebbe essere. Il piccolo giornalista veronese, improvvisatosi narratore d'appendice per uscire da un destino mediocre, ha regalato ai lettori d'ogni età (donne incluse) il destino epico che avrebbe voluto per se stesso

Anch'io sono tra coloro che sulle pagine del grande Emilio ha accarezzato il sogno di quello che ognuno vorrebbe essere. Almeno, appartengo a una generazione che i sogni li cercava ancora tra quelle pagine.

Sono anche contento, di appartenere a quella generazione: che grazie a Sandokan e al Corsaro Nero imparò a non sognarsi velina o cortigiano.

1 commento:

  1. ora escono in edicola i suoi romanzi piu' famosi,prima uscita I MISTERI DELLA JUNGLA NERA

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