venerdì 3 settembre 2010

Le Eolie del mito e il mare di pietra

A volte mi sorprendo a pensare un pensiero che è più o meno questo: è bello vivere su un'isola, soprattutto su un'isola sufficientemente piccola, perché questo deve regalare particolari abilità: saper scrutare lontano, per esempio. Saper lanciare lo sguardo oltre la linea del promontorio conosciuto e riuscire a cibarsi di orizzonti.

A questo ho pensato ancora una volta, leggendo Il mare di pietra di Francesco Longo, un altro splendido libriccino della collana Contromano di Laterza, che ci porta sulle sette isole Eolie (e pensare che io non ci sono mai stato davvero), intese come altrettanti luogi dello spirito. 

Isole filtrate attraverso una lettura originalissima, frutto della consuetudine, della curiosità, delle infinite suggestioni della letteratura e del cinema. Dentro queste pagine c'è tutto, anche troppo, dall'Isola del tesoro di Robert Louis Stevenson a Stromboli di Roberto Rossellini. Ma c'è anche il mito, uno sguardo originale che viaggia per la tangente, che illumina e trasfigura, che inventa e che si sente a casa.

A un certo punto capisci che il viaggio è soprattutto un viaggio di carta - i libri sono viaggi, appunto - e c'è questa frase, bellissima:

All’interno di ognuno di questi libri che raccontano di isole, ci sono ulteriori piste, indicazioni per capire le Eolie: le isole come rifugio, come reclusione, come utopia, come fuga, come mistero, come uscita dalla realtà, come viaggio dentro se stessi, come viaggio nel passato, come incontro con l’altro e come incontro con se stessi, isole come lotta per la sopravvivenza e come luogo adatto per la scoperta di Dio, luoghi di amore e di terrore verso la forza della natura, isole come isolamento, riposo, ritorno ad uno stato selvaggio, alternativa alla nostra società, luogo della fantasia, paradiso terrestre, impossibilità a crescere. Fascino, erotismo, pace assoluta. 

E mi sembra che dentro ci sia già dentro tutto. E' detto così bene che a me basta copiarlo.

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